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Sanità, sprechi per quattro miliardi all’anno e pazienti a rischio | Miglior Salute

Reparti da accorpare, ricoveri inutili e sprechi fanno decollare le spese; molte strutture sono ben al di sotto del numero minimo di interventi per garantire la sicurezza

Sanità, gli sprechi degli ospedali italiani raggiungono la ragguardevole cifra di 4 miliardi di euro e moltissimi nosocomi sono al di sotto del numero minimo di interventi annuali per poter garantire la sicurezza dei pazienti secondo i più accreditati studi internazionali: è questa la fotografia della sanità italiana che emerge dal “Piano esiti” del ministero della Salute, uno studio delle “performance dei nostri ospedali” che, secondo la Stampa, nonostante qualche miglioramento restituisce un quadro “del tutto desolante”.
SPRECHI E MALASANITA’ – Ci sarebbero molti reparti, unità sanitarie e ospedali da accorpare perché in moltissimi casi non si raggiunge come dicevamo un numero sufficiente di interventi sanitari; la questione è molto importante perché secondo gli indicatori più accreditati le strutture che operano e lavorano poco sono molto meno affidabili, e a rimetterci sono “gli ignari pazienti”, scrive il quotidiano torinese: “I grafici dimostrano che la curva della mortalità sale proporzionalmente con il diminuire dei pazienti trattati”. Ci sono alcune patologie in particolare in cui molte strutture sono al di sotto della soglia di guardia: “Bypass aortocoronarico, al colon, al polmone, alla mammella e allo stomaco”, ad esempio, ma anche “colecistectomia laparoscopica” che andrebbe trattata in day surgery mentre molto spesso viene trattata in degenza. Tutti sommati, questi sprechi porterebbero ad un risparmio possibile di 3-4 miliardi di euro fra “reparti da sbaraccare e ricoveri inutili”.

I CASI – Ci sono reparti che gestiscono 4 posti letto e ospedali che riescono ad operare le fratture del femore entro 48 ore (limite oltre il quale la patologia diventa molto rischiosa) nel 90% dei casi. Prevedibilmente, sebbene con significative eccezioni, la linea delle disparità segue la direttrice nord-sud: “Il maggior numero di ospedali con le migliori performance fa salire sul podio: Valle d’Aosta, Toscana, Trento, Emilia Romagna e Friuli; leggendo la classifica al contrario, ossia per numero di ospedali con i peggiori standard, maglia nera è la Campania, seguita da Calabria, Puglia e a sorpresa Bolzano”. Ulteriore allarme riguarda i reparti di ginecologia e ostetricia: ci sono moltissime unità sanitarie che non raggiungono la cifra-soglia di sicurezza da 500 parti all’anno. Ci sono ben “35 ospedali che tengono in piedi centri nascita che addirittura stanno sotto la soglia dei 200 parti all’anno”. Non male, visto che “su 507 casi di malasanità dal 2009 al 2012 ben 104 si sarebbero verificati in sala parto”. Ulteriore problema è quello dei parti cesarei, che secondo le linee guida internazionali dovrebbero essere praticati “solo in presenza di indicazioni specifiche” e che invece vengono effettuati, sembra, con eccessiva libertà sopratutto da strutture private dato il rimborso, doppia, che arriva dal Servizio Sanitario Nazionale.

Fonte Giornalettismo 21/10/2014 – di Tommaso Caldarelli

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