Censis, una famiglia su quattro rinuncia a curarsi: liste di attesa lunghe e costi elevati | Miglior Salute

[Rai News – 20-10-2015]

Calano le prestazioni private, ma la domanda di assistenza cresce

Liste di attesa eterne nella sanità pubblica e costi proibitivi nella privata: nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare ad una prestazione sanitaria. A dirlo è il Censis nel suo rapporto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» sull’anno 2014. Gli italiani, piegati dalla crisi, tagliano sulle cure sacrificando la propria salute. Lo studio rivela che per la prima volta calano le prestazioni sanitarie private e familiari come le badanti, nonostante un la domanda di assistenza sia in costante crescita. Ma il Censis suggerisce: integrando pubblico e privato, la «white economy» può favorire l’occupazione.

Il welfare pubblico si è ristretto, si rinuncia anche al privato

La popolazione invecchia e aumentano le prospettive di vita, mentre il servizio pubblico non riesce a soddisfare la domanda delle famiglie. Stesso discorso per l’assistenza a disabili e persone non autosufficienti. Secondo i dati Istat quasi il 22% della popolazione italiana ha più di 65 anni (18% la media europea), con un’età media di oltre 44 anni, due valori in costante aumento. Già oggi esiste una domanda inevasa di cure e di assistenza a cui il sistema pubblico non riesce a fare fronte. Il 73% delle famiglie italiane ha fatto ricorso almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche o a esami diagnostici a pagamento. Ma anche il settore privato conosce la crisi: le famiglie italiane hanno dovuto rinunciare complessivamente a 6,9 milioni di prestazioni mediche private, nonostante 7 italiani su 10 dicono di rivolgersi alla sanità privata a causa delle lunghe liste di attesa. Il 31% delle famiglie ha, invece, dovuto rinunciare almeno una volta, negli ultimi due anni, a visite specialistiche, a esami diagnostici o a cicli di riabilitazione. In più, il 72% delle famiglie dichiara che oggi avrebbe difficoltà se dovesse affrontare spese mediche particolarmente impegnative dal punto di vista  economico.

Le famiglie rinunciano a badanti e assistenza sanitaria

Il Censis rivela che il welfare familiare comincia a mostrare segni di cedimento: se tra il 2007 e il 2013 la spesa sanitaria pubblica è rimasta praticamente invariata (+0,6% in termini reali), al contrario è aumentata la spesa delle famiglie: +9,2%. Ma il dato rilevante è che per la prima volta la spesa privata per assistenza cala: -5,7% rispetto all’anno precedente, anche la spesa per persona si è ridotta: da 491 a 458 euro all’anno. Colpiti anche quei servizi privati di assistenza come collaboratori domestici e badanti: 4mila in meno nel 2014. Fino al 2013 l’assistenza familiare privata era in crescita (+4,2% tra il 2012 e il 2013) e aveva portato nel nostro paese a quasi un milione di persone occupate. Oggi sono le famiglie a coprire un buco che la sanità pubblica non riesce a colmare. Ad oggi la sanità pesa sulle famiglie italiane quasi 27 miliardi di euro.

Ma la domanda di cura e di assistenza è in crescita

Il Censis stima che 4,1 milioni di persone in Italia sono attualmente portatrici di disabilità (il 6,7% della popolazione), nel 2020 diventeranno 4,8 milioni, per arrivare a 6,7 milioni nel 2040. La spesa totale per le disabilità ha registrato un forte incremento, superiore al 20% in termini reali tra il 2003 e il 2011, passando da 21,2 miliardi di euro a quasi 26 miliardi. Cresce anche la domanda di assistenza per la popolazione anziana non autosufficiente (long term care). In Italia gli anziani che usufruiscono di assistenza domiciliare integrata sono passati da poco più di 200mila nei primi anni 2000 a oltre 532mila nel 2012, cioè dal 2,1% della popolazione anziana (persone con 65 anni e oltre) al 4,3%. La spesa complessiva per gli anziani serviti dalla long term care è pari attualmente all’1,7% del Pil, ma nel 2050 l’incidenza potrebbe arrivare al 4%, alla luce delle proiezioni demografiche.

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