Sanità allo sbando, Rapporto Pit Salute 2014: «Tempi d’attesa troppo lunghi e ticket costosi» | Miglior Salute

Si allungano le liste d’attesa e aumenta il costo dei ticket. Il sistema sanitario italiano è sempre più allo sbando, con gravi conseguenze sui pazienti che decidono, così, di allontanarsi dal Servizio Sanitario Nazionale.
A dipingere questo tragico scenario è il 17esimo Rapporto Pit salute 2014 del Tribunale per i diritti del malato-­Cittadinanzattiva presentato oggi a Roma, secondo cui per essere operati ad un0ernia del disco bisognerebbe attendere circa due anni, quattordici mesi per una mammografia, venti per ottenere una visita psichiatrica. E ancora, quattro mesi per un carcinoma alla vescica, undici per una colonscopia e ‘appena’ dieci per un ecodoppler.

Sia che si tratti di visite specialistiche, di interventi o di terapie oncologiche la storia non cambia e i tempi d’attesa restano troppo lunghi e a volte fatali per chi non ha la possibilità di ricorrere al privato. «File lunghe e mal gestite con episodi di inutili ricoveri per esami preintervento o
di situazioni cliniche che si aggravano – commenta Tonino Aceti, Coordinatore del Tribunale per i Diritti del Malato -­. Ancor più allarmante, sono i lunghi tempi anche per iniziare o proseguire terapie radio e chemio, come segnala il 7,4% dei cittadini, percentuale ben maggiore
del 4,9 del 2012».

Tempi che, tra l’altro si sarebbero allungati nell’ultimo anno. Se infatti per una colonscopia nel 2013 bisognava attendere nove mesi, oggi l’attesa è di undici. Stessa situazione per una mammografia, per cui si è passati da tredici a quattordici mesi. Meno negativo il trend per le
visite specialistiche. Per quanto riguarda, ad esempio, una visita oculistica, si attende in media nove mesi, cinque in meno dell’anno scorso. «In alcuni settori – commenta Aceti – i miglioramenti lasciano pensare che, più che diminuire, le liste si siano piuttosto svuotate, nel senso che i pazienti hanno abbandonato il pubblico per passare al privato».

Non solo lungue attese ma anche ticket alle stelle. Tra le 24mila segnalazioni arrivate al Tribunale, infatti, quasi un quarto riguarda le difficoltà di accesso al sistema sanitario (58 per cento per le liste d’attesa e 31 per motivi prettamente economici). «Nati come sistema per
‘calmierare i consumi’ -­ spiega Costantino Troise, segretario dell’Anaao, Associazione che riunisce i medici ospedalieri -­ sono diventati una vera e propria compartecipazione alla spesa sanitaria, pari al 3% del Fondo Sanitario. Questa politica dissennata sta spostando pazienti e
introiti dal pubblico al privato, perché ormai non è più conveniente».

Sulla stessa scia anche Stefano Cecconi, responsabile politiche della Salute della Cgil. «Visto che una revisione è prevista nell’ambito del Patto per la Salute – commenta – proponiamo di cominciare con una ‘exit strategy’: iniziamo a cancellare il superticket di 10 euro su ogni ricetta».

(Fonte: cronopolitica.it 01 ottobre 2014)

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